Perché diciamo “Hai un superego smodato”?

Quante volte abbiamo sentito dire frasi come “… quel tizio ha un superego smodato!”, “… la tua amica ha un superego enorme!”, “… quando fai così si vede che hai il superego ipertrofico!”.
Indipendentemente dall’aggettivo quantitativo, il punto è che queste frasi si riferiscono sempre a persone che eccedono di misura nell’espressione della propria personalità. In particolare sono frasi, se non dispregiative, per lo meno critiche di comportamenti troppo poco modesti, autocelebrativi o perfino istrionici.

Ma perché si parla di Super-Ego e non si dice ad una persona del genere che è semplicemente arrogante, antipatica o boriosa?

Il Super-Ego, o Super-Io, è un concetto che prendiamo in prestito (e stravolgiamo) da Freud, il quale parla in vari scritti di questa rappresentazione ideale e iper-morale della nostra “personalità” – le virgolette sono d’obbligo.
Ovviamente parlare nel linguaggio comune di Super-Ego è parlare di una personalità vistosa e vanesia, difficilmente tollerabile a lungo, ma è interessante vedere qual è il significato originale della locuzione freudiana per farsi un’idea di com’è andata.

Iniziamo con ordine…

Il modello idraulico

Agli albori della sua carriera medica Freud lavorò presso Brücke, dal quale apprese il modello dell’arco riflesso: il corpo funziona rispondendo a stimolazioni esterne che portano ad un accumulo di energia che sfocia nel movimento, scaricandosi.
Anche la psiche viene considerata alla pari del resto dell’organismo, quindi i processi psichici seguono il principio del modello idraulico: la pulsione è un accumulo di energia e come tale deve essere scaricata. Se l’energia pulsionale non viene scaricata, essa “straripa” causando danni; la più nota concretizzazione di questi “danni” era, in contesto psichiatrico, l’isteria, una manifestazione psicosomatica di impulsi emotivi repressi che si esprimeva con sintomi di diverso tipo: dalla tosse, alla cecità, alle convulsioni ecc.
Oggi l’isteria rientra nella descrizione del disturbo di conversione del DSM-5.

Lavorando successivamente con un altro medico, Breuer, Freud apprende che le pazienti isteriche non solo presentavano un accumulo di energia psichica, ma che questa energia poteva essere liberata in modo catartico attraverso l’ipnosi, come descritto in questo passaggio tratto dagli studi sull’isteria.

«I sintomi isterici sono connessi talvolta chiaramente, talvolta in veste simbolica, a un detrminato trauma psichico. Tale trauma […] per il suo carattere penoso fu escluso dalla coscienza. Sotto ipnosi però, il ricordo del trauma è tanto vivido quanto lo fu l’episodio reale. La psicoterapia cura i sintomi isterici […] portando il trauma alla coscienza e scaricandolo attraverso l’affetto, le parole, o l’associazione correttiva.»

S. Freud e J. Breuer – in S. Freud “Studi sull’isteria e altri scritti – 1866-1895”

La prima topica

Come si evince dal passaggio, già prima del 1900 Freud aveva parlato di inconscio e di conscio, concetti che trovano completa descrizione con la formulazione della prima topica.

Freud descrive l’apparato psichico come diviso in tre parti, tre “luoghi” per questo è detta topica: il conscio, il pre-conscio e l’inconscio.
Il conscio e l’inconscio, sono concetti ormai abbastanza intuitivi, il pre-conscio invece possiamo sintetizzare dicendo che è quell’interregno in cui il materiale non è presente alla consapevolezza (conscio), ma può diventarlo poiché non è stato del tutto rimosso (inconscio).

Freud introduce il concetto di preconscio (e anche di conscio e inconscio) nel volume L’interpretazione dei sogni, del 1900.

Conscio, inconscio e preconscio

La teoria delle istanze psichiche

Negli Anni ‘20, Freud introduce poi i concetti di Io (ego), Es, e Super-io (il nostro Super-ego, appunto!) e li integra con la prima topica, giungendo alla teoria delle istanze psichiche.

Freud elabora i concetti di Io, Es e Super-io in momenti diversi del suo lavoro. Uno dei punti di svolta è stato il dibattito con Jung che lo accusava di avere un concetto troppo ristretto di libido.
Freud risponde alla critica ed elabora un saggio (“Introduzione al narcisismo”, 1914) che è di importanza centrale poiché introduce grandi modifiche alla teoria pulsionale originale (modello idraulico) inserendo in gioco un nuovo elemento: la libido oggettuale.

Fino a quel momento Freud considerava solo 2 tipi di pulsioni: quella conservativa della specie (pulsione sessuale, riproduttiva) e quella legata alla sopravvivenza individuale (pulsione della fame), entrambe rivolte all’esterno del soggetto e mosse dall’energia della libido.
Ora Freud introduce una terza pulsione libidica, autoreferenziale, ovvero che ha come oggetto il soggetto stesso. Freud chiama questa pulsione pulsione narcisistica e ritiene che sia una deviazione delle pulsione libidica che in infanzia non va a sfogarsi su oggetti esterni (da qui il termine di libido oggettuale), ma resta chiusa su se stessa, sul soggetto: alla libido oggettuale si contrappone in conflitto dinamico la libido dell’Io. La più sublime espressione della libido oggettuale diventa quindi chiaro essere l’innamoramento: rinuncio al mio Io per concentrare tutta la mia energia libidica all’oggetto esterno, l’amato (persiste chiaramente l’impianto idraulico).

Una forma di narcisismo primario è, secondo Freud, perfettamente normale nell’infanzia (il narcisismo patologico viene chiamato secondario): il bambino si crede onnipotente perché ottiene dalla figura di accudimento tutto ciò di cui ha bisogno e vive nella totale soddisfazione del piacere libidico-pulsionale. La sua vita è regolata dal principio del piacere, ma avviene ad un certo momento che il bambino deve rinunciare ad esso e andare al di là del principio del piacere e uniformarsi al principio di realtà, spostando l’oggetto delle sue pulsioni dall’interno all’esterno, da se stesso ad altre persone: prima le figure di attaccamento (complesso edipico) e poi l’oggetto dell’innamoramento.

A questo punto possiamo capire cosa siano Io ed Es.

Io è il nucleo organizzato dei processi psichici. È in parte conscio, in quanto controlla tutti i processi volontari che permettono di scaricare le sollecitazioni provenienti da stimoli esterni, e in parte preconscio e inconscio, poiché durante il sonno notturno rimuove il materiale conscio rendendolo inconscio tramite la censura onirica.
L’Io conscio è fortemente restio ad occuparsi del materiale rimosso e permettergli di farlo è il compito primo della psicoanalisi, il cui strumento fondamentale è il linguaggio (la verbalizzazione è quella che permette all’inconscio di rendersi conscio).

Es è invece solo preconscio e inconscio ed è il contenitore delle pulsioni, del materiale rimosso e delle passioni.

«L’Io può quindi essere paragonato, nel suo rapporto con l’Es, al cavaliere che deve domare la prepotente forza del cavallo […] Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l’Io ha l’abitudine di trasformare in azione la volontà dell’Es come se si trattasse della volontà propria»

Da S. Freud, “L’Io e l’Es”, 1920

E il Super-Io?

Torniamo un attimo al bambino che si uniforma al principio di realtà.
Il questa fase dello sviluppo psicosessuale, oltre a spostare l’oggetto libidico all’esterno, il bambino sposta verso l’interno il valore dell’oggetto stesso, identificandosi con le figure di accudimento scelte come oggetto libidico. È questa identificazione-interiorizzazione che rende accettabile lo spostamento della libido oggettuale.
La figura di accudimento però non è solo accudimento, ma è anche codice morale, principio etico, impianto valoriare ecc. tutto elementi che permettono all’Io che si sta formando di costruire un modello di Io ideale.
Il Super-Io è proprio questo Io ideale che deriva dall’interiorizzazione delle figure di accudimento.

Il Super-Io è la versione super-morale dell’Io, che è solo morale ed è tutto il contrario dell’Es che è del completamente a-morale.
Il Super-Io trae la sua energia dall’Es, perché è l’Es che ha scelto la figura di accudimento come oggetto della libido oggettuale e che ha dato la forza di introiezione che ha costruito il Super-Io.

«Mentre l’Io è essenzialmente il rappresentante del mondo esterno, della realtà, il Super-Io gli si erge contro come avvocato del mondo interiore, dell’Es. I conflitti tra l’Io è l’ideale (ndr: il Super-Io) rispecchieranno, in ultima analisi, il contrasto tra reale e psichico, tra mondo esterno e mondo interiore»

Da S. Freud, “L’Io e l’Es”, 1920

In conclusione

Oggi quindi parliamo di Super-Io quando attribuiamo ad una persona caratteristiche quali vanità, arroganza, vistosità ecc., un’accezione quindi limitata e non aderente alla definizione freudiana, ma che da essa parte e che forse si è trasformata portando il concetto di Super-Io da Io ideale, meta delle aspirazioni, a un Super-Io che diventa la caricatura di se stesso, che supera il suo stesso confine e “invade”, non portando più valore morale, ma giudizio, qualificazione ed autoreferenziale evidenziazione delle proprie qualità.
La parola Super-Io acquista quindi un carattere di rimprovero, come a ricordare all’Io di fare più attenzione ai cavalli dell’Es.

Interessante infine soffermarsi sul passaggio di questa parola della psicoanalisi nel linguaggio comune, che testimonia la grande influenza che Freud ha avuto sulla società del XX secolo e oltre.