Vulnerabilità e risorse in artisti e non artisti

È vero che gli artisti sono saltuariamente più folli ma sicuramente più assennati dei non artisti? Se sì, perché? C’entra qualcosa l’avere delle vulnerabilità psicologiche? Le risorse sono fattori che proteggono dalle vulnerabilità o che potenziano gli aspetti terapeutici dell’esperienza artistica di per sé?

Schedatura di un articolo di Ivcevic, Z., Grossman, E., & Ranjan, A. (2020, April 2013): Patterns of psychological vulnerabilities and resources in artists and nonartists. Psychology of Aesthetics, Creativity, and the Arts. Advance online publication.
htto://dx.doi.org/10.1037/aca0000309

Introduzione

L’articolo pubblicato da Ivcevic, Grossman e Ranjan parte dall’analisi della letteratura scientifica in ambito psicologico; per la realizzazione dello studio le autrici si sono ispirate da una frase tratta dall’opera di Frank Barron del 1963, Creativity and psychological health: Origins of personal vitality and creative freedom che definisce gli artisti come: «occasionally crazier, yet adamantly saner». Lo studio di Ivcevic, Grossman e Ranjan quindi, ha l’obiettivo di verificare se queste “saltuaria follia” e “cristallina assennatezza” abbiano anche un riscontro nell’analisi personologica dell’artista ed entro quali parametri questi costrutti possano essere provati. Lo studio si basa sia su un’analisi dati originale, costruita sulla base di un questionario autosomministrato, che su un’ampia letteratura scientifica composta da ricerche testologiche e da meta-analisi realizzate nel settore della psicologia e della psicologia dell’arte.

Obiettivi e ipotesi di ricerca

Le autrici evidenziano che in letteratura scientifica esiste un ampio numero di ricerche che sottolineano un’alta incidenza di disordini affettivi tra gli artisti. In particolare si evidenziano maggiormente tra gli artisti rispetto ai non artisti esperienze emotive tipiche delle personalità nevrotiche, come ansia, instabilità emotiva, volubilità dell’umore e vulnerabilità allo stress. La letteratura analizzata dimostra altresì che gli artisti non hanno solo un particolare quadro in termini di vulnerabilità, ma anche in termini di risorse: gli artisti con problemi di salute mentale sono protagonisti di narrative in cui il senso di speranza è una componente comune, il lavoro di produzione artistica ha l’effetto di una terapia e aumenta l’ego-resilienza, inoltre gli artisti traggono dalla propria professione maggior soddisfazione e maggior motivazione, a causa della più efficace percezione dell’avere uno scopo e un’occasione di sviluppo personale data dal lavoro artistico. Sulla base di queste evidenze tratte dalla letteratura, le autrici orientano il proprio studio verso la verifica dell’esistenza di una correlazione fra tre diverse variabili: professione artistica, presenza di maggiori vulnerabilità e presenza di maggiori risorse. Lo studio ha tre obiettivi principali. Il primo (1) è quello di verificare se sia possibile identificare diversi schemi intraindividuali di risorse e vulnerabilità psicologiche. A tal proposito, le autrici ipotizzano l’esistenza di differenti cluster a seconda della correlazione negativa o positiva tra vulnerabilità e risorse, costruendo quindi 4 possibili combinazioni di risultati da indagare: Alte vulnerabilità / Basse risorse, Basse vulnerabilità / Alte risorse, Alte vulnerabilità /Alte Risorse, Basse vulnerabilità / Basse risorse. Il secondo obiettivo (2) è quello di verificare se lo schema con alte vulnerabilità e risorse sia più comune tra gli artisti che tra i non artisti, infine (3) le ricercatrici puntano a comprendere se una correlazione tra vulnerabilità e risorse sia un parametro predittivo di esiti positivi nell’ambito della professione artistica. L’ultimo dei tre obiettivi però non è stato raggiunto dalla ricerca. Per poter raccogliere e analizzare i dati, in modo efficace, le autrici chiarificano in via preliminare i confini dei costrutti di vulnerabilità e risorse, uniformandoli in base alla meta-analisi preliminare effettuata.

Risultati principali della ricerca

Il primo risultato sostenuto dai dati conferma che, come previsto anche dall’analisi della letteratura precedente, gli artisti sono effettivamente caratterizzati da un maggior creative achievement e da una maggior openness to experience. Oltre a queste due caratteristiche, gli artisti si sono dimostrati meno conventional/uncreative, più critical/quarrelsome e più  extraverted/enthusiastic per quanto riguarda i tratti di personalità, più propensi ad anxiety e stress, ma ugualmente propensi a depression per quanto riguarda le vulnerabilità. Infine, gli artisti hanno ottenuto punteggi migliori in 5 risorse (autonomy, self-acceptance, personal growth purpose in life, positive relationship) su 6.

La ricerca poi ha suddiviso i partecipanti in 7 cluster a seconda degli schemi intraindividuali di vulnerabilità e risorse con varianza minima interna. Questo ha permesso di validare la prima e la seconda ipotesi di ricerca poiché il cluster 7, che presenta vulnerabilità e risorse entrambe più alte della media e degli altri cluster, rappresenta il 9,4% del totale ed è composto per l’81,6% da artisti. L’unico altro gruppo composto per la maggior parte da artisti è il cluster 1, che presenta vulnerabilità e risorse nella media (SD<0,5).

Per quanto riguarda la terza ipotesi di ricerca riguardante la predittività dei successi in campo artistico in base al profilo personologico di vulnerabilità e risorse, essa non è del tutto confermata, ma i dati raccolti e ulteriori ricerche esplorative evidenziano che i punteggi di creative achievement sono più alti all’interno del cluster 7, composto dalla maggior parte di artisti con alte vulnerabilità e risorse.

Conclusioni

A livello metodologico, la ricerca ha evidenziato alcuni possibili limiti riguardanti la selezione del campione. Nonostante le due ipotesi di ricerca siano state confermate dai risultati e che la terza ipotesi, seppur non confermata dai dati, risulti verosimile, è importante sottolineare che il cluster 7 del presente studio rappresenta solo il 9,4% del campione totale. Il campione complessivo dei non artisti presenta un livello di istruzione medio e un’età anagrafica più bassi di quello degli artisti e queste caratteristiche potrebbero aver influenzato i risultati della ricerca. Il campione complessivo degli artisti è stato selezionato tra gli studenti ed ex studenti di prestigiose facoltà d’arte e questo potrebbe essere collegato ad una maggior sicurezza professionale rispetto ad un campione esterno al circuito universitario. Questo oltre alla limitata varietà delle discipline artistiche rappresentate dal campione, rendono lo studio limitatamente generalizzabile, ma ricerche precedenti, che comprendono anche artisti non impiegati in maniera continuativa o con livelli di istruzione inferiori a quelli del campione, presentano ugualmente dati a conferma del fatto che la soddisfazione professionale sia indipendente da questi due fattori. Ne consegue che i dati del presente studio riguardanti le risorse non siano influenzati dalla condizione anagrafico o professionale dei soggetti, ma che una delle caratteristiche personologiche più rilevanti del campione degli artisti potrebbe essere quello della resilienza, risorsa non indagata dal presenta studio, ma che potrebbe essere interessante oggetto di approfondimenti successivi. Lo studio evidenza anche che la creatività è indipendente dall’apertura mentale dei soggetti – questione già ipotizzata da precedenti studi. Per quanto riguarda le vulnerabilità studiate, esse sono limitate a tre e uno studio futuro dovrà concentrarsi su di un numero maggiore e, in particolare, dovrebbe analizzare la correlazione tra creatività, capacità artistica e tratti quali ipomania e schizotipia, esclusi dalla lista delle vulnerabilità perché già evidenziati come sovrapposti al tratto dell’apertura mentale. I dati ci dimostrano che salute e malattia mentali non sono due elementi distinti, ma due componenti psicologiche ugualmente importanti. Vulnerabilità e risorse non sono variabili correlate e le une non influiscono sulla presenza o assenza delle altre; conoscerne la prevalenza è però importante per strutturare modelli di supporto e di crescita, soprattutto perché età e apertura a nuove esperienze sono caratteristiche che non influiscono sul conseguimento di risultati artistici, al contrario invece di quanto non facciano vulnerabilità e risorse. Precedenti ricerche basate su interviste condotte in un target di creativi, evidenziano come tratti di personalità che di solito hanno correlazione negativa nella popolazione media, siano in realtà contemporaneamente presenti tra i creativi. Questo suggerisce la necessità di un’analisi ulteriore riguardante gli schemi dei tratti personologici intraindividuali nella popolazione degli artisti e in altre categorie di creatività; in particolare sarebbe interessante verificare se diverse le risorse e le vulnerabilità rilevanti siano differenti a seconda del contesto di applicazione, per interrogarsi sul ruolo della creatività non solo nelle professioni artistiche, ma anche in tutti i dominii di applicazione della pensiero creativo, come le scienze o l’ingegneria. Grazie agli interessanti spunti portati dal lavoro presentato da Ivcevic, Grossman e Ranjan, la ricerca potrà seguire percorsi di indagine proficui per il conseguimento di metodologie di intervento, prevenzione ed educazione in materia di comprensione dei tratti personologici che possono predisporre al contenimento dei disturbi correlati alle vulnerabilità e all’adozione di attività terapeutiche o di supporto orientata al consolidamento di risorse intrapsichiche.