Quando guardiamo un’opera e proviamo delle emozioni, quelle emozioni sono le stesse provate dall’artista? Sono quelle che l’artista volesse che provassimo? O sono forse quelle che lui provava ma che non voleva rientrassero nel suo lavoro? Questo articolo ipotizza che le emozioni che il pubblico prova davanti ad un’opera non solo solo frutto di empatia, ma possano essere scelte dall’artista, progettate e realizzate in modo “premeditato”. È così?
Continua a leggere L’arte trasmette emozioni programmate?Autore: Neva Ganzerla
Avversità in infanzia e professioni performative
Può l’esposizione a esperienze avverse nel periodo dell’infanzia avere influenza sull’esperienza che un artista performativo fa quando è sul palcoscenico?
Un predisposizione all’ansia o alla vergogna possono essere influenti sulla performance? Cosa succede durante la performance all’emotività dell’artista ed è questa influenzata dalle sue esperienze traumatiche infantili o adulte?
Depersonalizzazione e arti performative
Aver fatto esperienze di depersonalizzazione è per un artista un elemento che potenzia o che mina la performance artistica? Gli artisti che hanno esperito la depersonalizzazione sono più o meno presenti a loro stessi durante il rapimento della performance artistica? Sentimenti negativi pregressi come il senso d vergogna, sono influenti in questa dinamica?
Continua a leggere Depersonalizzazione e arti performativeVulnerabilità e risorse in artisti e non artisti
È vero che gli artisti sono saltuariamente più folli ma sicuramente più assennati dei non artisti? Se sì, perché? C’entra qualcosa l’avere delle vulnerabilità psicologiche? Le risorse sono fattori che proteggono dalle vulnerabilità o che potenziano gli aspetti terapeutici dell’esperienza artistica di per sé?
Continua a leggere Vulnerabilità e risorse in artisti e non artisti“Quella gran culo di Cenerentola!” (cit.)
Dissertazione semi seria in materia di uomini moderni e amori che buttano il cuore oltre l’ostacolo.
Continua a leggere “Quella gran culo di Cenerentola!” (cit.)Perché diciamo “Hai un superego smodato”?
Quante volte abbiamo sentito dire frasi come “… quel tizio ha un superego smodato!”, “… la tua amica ha un superego enorme!”, “… quando fai così si vede che hai il superego ipertrofico!”.
Indipendentemente dall’aggettivo quantitativo, il punto è che queste frasi si riferiscono sempre a persone che eccedono di misura nell’espressione della propria personalità. In particolare sono frasi, se non dispregiative, per lo meno critiche di comportamenti troppo poco modesti, autocelebrativi o perfino istrionici.
Ma perché si parla di Super-Ego e non si dice ad una persona del genere che è semplicemente arrogante, antipatica o boriosa?
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